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I danni della superstizione

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L’altro giorno stavo conversando con una ragazza dei danni che possono derivare dalla superstizione. Prima di tutto, definiamo il termine: per superstizione si intende quell’insieme di credenze o pratiche rituali dettate dall’ignoranza, da convinzioni illusorie o da atteggiamenti irrazionali.


Se parto dal presupposto (e non lo rispiego, perché do per scontato che sia chiaro) che la mia mente inconscia crea letteralmente la realtà che vivo, è ovvio che lo farà basandosi sui codici su cui essa stessa si fonda.

Ma quali sono questi codici?

Credenze, convinzioni, paure, emozioni represse, traumi non elaborati, talenti potenziali (soffocati da tutte le voci di cui sopra).


Possiamo semplificare dicendo che tutto si fonda sul concetto di “Fede”: se io credo profondamente (non solo a livello conscio) che un gatto nero che mi attraversa la strada porterà sventura, ecco che la mia esperienza si conformerà a quella credenza.

La mia mente, influenzata da convinzioni inconsce, proietterà all’esterno una realtà che conferma ciò in cui crede. In questo modo, io sperimenterò disagi o eventi che supportano l’illusione del “gatto nero portatore di sfortuna” (anche se, per inciso, io ho un gatto nero straordinario, incredibilmente intelligente e nettamente al di sopra degli altri tre. Anche se estremamente selettivo, solitario e burbero. Tutto sua madre).


L’essere umano “basic / comune” tende a credere che siano gli eventi a creare le convinzioni: accade qualcosa, quindi deduco che questa azione porterà sempre a quel risultato.

L’uomo che inizia a porsi delle domande, comprende invece che il processo funziona esattamente al contrario: sono le credenze a generare la realtà.


Se credo nel profondo che il mio compagno mi tradirà, per quanto possa ragionarci razionalmente e cercare di scacciare questa paura, il mio compagno finirà per tradirmi.

Se credo che qualcuno possa farmi del male, per quanto io possa cercare di rassicurarmi, la mia esperienza si conformerà a questa convinzione, e qualcuno arriverà a confermarla in qualunque maniera.


Questo accade perché le nostre credenze sono dei comandi, degli accordi (come li chiama Don Miguel Ruiz) a cui rispondiamo inevitabilmente, a meno che non ne prendiamo coscienza.

Ed è qui che la partita cambia radicalmente.


Nel momento in cui mi rendo conto di essere aggrappato a una maschera, a una convinzione disfunzionale o a un accordo inconscio, posso iniziare a lavorarci seriamente. Ma non basta ragionarci in termini logici o analitici: occorre scendere al livello in cui l’accordo è radicato, ovvero l’inconscio.


Solo allora è possibile disinnescare il circuito alla radice, generare nuove credenze funzionali al nostro sviluppo e trasformare davvero la realtà che viviamo, in ogni sua dimensione.



Vanessa Sion 🦋

22.08.2025

 
 
 

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